Pisa domenica ricorda Enrico Camici, volata sui 1200
PISA. Il Paese dei cavalli domenica ricorda uno dei suoi figli che ne hanno illustrato la storia ippica, il grande Enrico Camici. Fu fantino di De Montel e di Federico Tesio, vestendo il biancorosso con croce di Sant'Andrea della Dormello Olgiata. Fu il fantino di Ribot ma anche di Ortello. Sono le cifre a disegnare meglio di ogni commento la carriera di Enrico Camici.
Sette volte capolista italiano, 4.100 vittorie su 16.575 corse disputate con uno score eccezionale: 24,74 per cento. I secondi posti furono 3.222, i terzi posti 2.531; 667 vittorie indossando la giubba di De Montel, 1.401 i successi con i cavalli di Tesio.
Numeri formidabili con una ciliegina sulla torta, un 54,53 per cento di percentuale vittorie con la giubba biancocrociata. Il palmares di Camici comprende: cinque successi nel Derby, undici nel Gran Premio d'Italia, dieci nel Gran Premio di Milano, dodici nel St. Leger, dieci nel Jockey Club, sette nel Gran Criterium. All'estero, Queen Elizabeth Stakes, Godwood Cup, King George, Gold Cup, Champion Stakes, tre Arc de Triomphe. La corsa che il Prato degli Escoli li dedica domenica è un handicap principale sui 1200 metri.
Dodici i partenti dichiarati, in cima alla scala alcuni dei migliori velocisti della pista pisana, da You Make Me Shever a Blu Metal Jacket, poi il regolarista Rooster, quindi un Allocco reduce da bel successo romano e carta di quel Marco Gasparini che finora ha dominato le ricche periziate sotto la Torre Pendete. Idea di quota un pesino velenoso come I Am Magnetic, con in sella la super-jockette Sara Del Fabbro capace in novembre di vincere quattro corse all'ippodromo di San Siro.
Intanto, in città si respira l'atmosfera, la magia dell'avvicinamento a domenica 2 aprile, l'edizione numero 133 del Premio Pisa, la vera "prima" della stagione ippica italiana. In Borgo Stretto, il cuore pulsante delle attività commerciali, a due passi dal lungarno, i negozi hanno allestito le proprie vetrine con oggetti ippici, foto, quadri e colori declinati alla storia della corsa e dell'ippica a Pisa. Elizabeth Brown, responsabile marketing dell'ippodromo di San Rossore, sta lavorando ai dettagli di quella che sarà per il pubblico una grande proposta di iniziative.
I cavalli e l'ippodromo fanno parte della tradizione e della cultura di ogni pisano. Negli anni Sessanta e Settanta, quando ancora i viaggi non erano ancora così rapidi, gli allenatori e i fantini soggiornavano una settimana negli hotel, molti dei quali erano ancora sul lungarno, tra il Ponte di Mezzo e la piccola Chiesa della Spina.
Così nella hall del Albergo Royal Victoria, perla ottocentesca dell'hotellerie italiana, incontravi Camici, Mattei, Carlini, Parravani e sentivi parlare di Ribot o di Sir Ivor, di un puledro che aveva fatto un gran lavoro ed era buono per correre il Pisa. E sognare di vincerlo. Oggi come allora a Pisa l'ippica è qualcosa che lavora nella parte emozionale di ognuno di noi, un brivido, un sospiro in quell'onda di cavalli che con folate radenti galoppa sul tappeto d'erba mentre sventoliamo il ticket di una piccola scommessa sul traguardo. E accanto una donna che indossa un cappellino potrebbe essere la vincitrice di quel concorso che domenica 2 aprile sceglierà la spettatrice più elegante. Cavalli e moda in una sinfonia di bellezza. .