Piera ricorda il suo Tiziano con una lettera che riguarda anche noi
Due anni fa ci lasciava Tiziano Bedostri. Piera, compagna di una vita, ha voluto ricordarlo attraverso questa lettera .
13 maggio 2020
Ciao,
come tu sai oggi è una giornata particolare, non potevo stare zitta nell’anniversario in cui sei partito per il tuo “infinito viaggio”.
Come tutte le ricorrenze, e nostra usanza, mettersi in contatto con l’evento e fare un bilancio, una verifica delle cose lasciate in sospeso, delle trasformazioni avvenute, confermare ciò che è stato lasciato d’indelebile oltre che, rinsaldare la bellezza dei semi lasciati nei nostri cuori. Tanti ti pensano, ti chiamano per questo scrivo pubblicamente al fine di rendere utile certi ricordi.
Come tu sai sono sempre stata interessata di botanica, ed ho scoperto che al 13 maggio è dedicato al biancospino considerato pianta sacra di protezione. E così la sua descrizione mi sembra, che ti si addice totalmente e recita in questo modo:
“…l’arbusto è così spinoso da offrire sicuro rifugio a piccoli mammiferi e uccelli che vi nidificano indisturbati … le sue bacche rosse che lo adornano in autunno forniscono cibo agli uccelli stanziali comunque …è tradizionalmente considerata una pianta di grande protezione.
…
Ancor più presente è nella tradizione celtica, dove è chiamato “Huath” che significa terribile, ad indicare il timore reverenziale verso ciò che possiede un’energia molto potente: infatti, il cespuglio era considerato la dimora segreta delle fate, degli spiriti del bosco e delle entità che abitano il mondo verde; queste erano giocose e benevole se trattate con rispetto, ma anche terribilmente dispettose verso coloro che non le riconoscevano o peggio ancora, che le offendevano. Per questo il biancospino era molto onorato ed era assolutamente vietato abbatterlo. Nelle tradizioni celtiche il biancospino è tutt’ora impiegato nei riti di celebrazione di Beltane ed ha un intero giorno a lui dedicato: il 13 maggio, “il giorno del biancospino”. Anche in questo caso sono le sue spine a conferirgli per analogia la capacità di protezione, tanto da essere ritenuto l’albero che protegge dall’inferno”
Questo disegno del biancospino mi piace perché prevalgono tre colori bianco, rosso e verde, in seguito capirai il significato.
Tum Tum Tum il cuore batte! Sono andata a cercare una foto, volevo un ricordo di coppia, ti dirò una ricerca non facile, perché foto in cui siamo insieme, sono veramente poche, pochissime!
Alla fine, ho scelto quella che ti rappresenta al meglio, una giornata di grande successo, si riferisce l’organizzazione della gara internazionale di attacchi ad Antey-Saint-André. Mi ricordo che ti eri dato da fare all’inverosimile, ancora una volta puntavi in alto, per creare un evento indimenticabile, e ci sei riuscito! Nella foto siamo all’Hotel Billia di Saint Vincent. Come sempre, cercavi degli sponsor, in realtà soldi non ne sono arrivati, ma hanno offerto una cena a tutti i concorrenti e staff di gara. In tutti è rimasto impregnato il ricordo di grande bellezza, ti piacevano le cose fatte bene, tanto che dopo anni, tutti chiedevano di ripresentare l’evento. Non è stato possibile, ma quello che conta è aver lasciato un segno. Il successo che cercavi non era per te, ma per la gara, gli attacchi i cavalli, mi piace pensare che tutti possano trovare nella propria vita, momenti di successo!
Quaggiù, non so sei informato, in famiglia ci sono stati dei cambiamenti, l’arrivo di Filippo, (un nome a caso!) ha portato serenità e vederlo trottolare in casa è una grande gioia! Anche Giorgio ha pensato bene di trovarsi una morosa (come si dice in Emilia) ed ha il nome del 14 febbraio, devo dire che è una cara ragazza, ti sarebbe piaciuta molto, ha frequentato la scuola alberghiera e quindi in cucina è una garanzia, a differenza mia che mi sono sempre orientata dalla parte opposta dei fornelli!
Io ho spolverato i miei cari pennelli di martora, e come tu volevi, ho ripreso a dipingere e mentre eseguo i miei scarabocchi, con semplici gesti, m’illudo di accarezzare gli angeli.
In realtà, l’avvenimento più importante di cui ti voglio parlare, è la pandemia, ne sai qualcosa?
L’oggetto in questione è un’entità biologica velenosa, che si replica all’interno delle cellule, ed ha causato non pochi disastri, seminando panico, dolore e morte. Inizialmente il dibattito pubblico, si è incentrato, sul fatto se il virus era di origine naturale o bioingegnerizzato, cioè costruito in laboratorio, poi bisognava capire chi erano gli untori, americani o cinesi? Occorreva quindi individuare il paziente zero, l’epicentro o il focolaio e via dicendo. Ti dirò che per quanto mi riguarda, queste informazioni non cambiano la sostanza del problema, ormai il disastro è sotto gli occhi di tutti, di fatto, la popolazione mondiale ha dovuto modificare il proprio stile di vita e molti, si sono posti delle domande sul senso di quest’accadimento, io stessa ho cercato interpretazioni.
Ed ecco che nella mente, si sono affacciate le immagini di quando in maneggio, praticavi le lezioni con clienti principianti. Questo modulo di lavoro era un approccio di avvicinamento all’equitazione, che ti serviva per far capire come comunicare con il cavallo, dicevi “Dobbiamo ragionare in maniera equina” per te questa breve parte di etologia, era fondamentale, non poteva essere amputata.
Sinteticamente, (lo spiego per chi non è del mondo equestre), il cavallo è un erbivoro e vive in branco, la prima difesa, di se stesso e dei suoi simili dal pericolo dei predatori o dal dolore, se non è legato, è la fuga. Ecco che deve attivare degli apparati per percepire precocemente il pericolo, il primo campanello d’allarme, che fa rizzare le antenne, è l’olfatto, questo permette di fiutare, la puzzolente adrenalina. Sostanza utile all’aumento delle prestazioni fisiche (vedi sportivo), tanto da essere impiegata per azioni di attacco o di fuga, ma soprattutto è stimolata dalla paura.
Tum tum tum è il secondo campanello d’allarme, il battito del cuore, la velocità aumenta, ed il ritmo si fa più incalzante per essere pronto all’azione di fuga. Il cavallo sente il battito cardiaco dell’umano e della sua dominante paura. L’animale non capisce di cosa ha paura, ma per lui sono presenti gli indicatori di pericolo, se un cavallo scappa, il branco lo segue per ovvi motivi di regole sociali di protezione. Si può dire che si risveglia l’archetipo dell’inconscio collettivo, sono le stesse dinamiche dell’uomo e dell’umanità.
Queste sono le regole della tua amata natura, oggetto di tante riflessioni, tra cui quel costante bisogno di rapporto con la spiritualità, sono sicura della tua condivisione.
Di conseguenza, se una popolazione vive nella guerra, o non ha cibo per sfamarsi, soggiorna nel costante precariato lavorativo o alla ricerca di un’abitazione, dimora in condizioni sociali in cui le donne sono abusate, bambini violentati, vive in situazioni in cui prevale l’angoscia di contrarre malattie e via dicendo, si può concludere, che buona parte del genere umano vive costantemente nella paura.
Ma quanta adrenalina rilascia l’umanità?
La natura nel suo insieme la percepisce?
Quanta chimica produciamo per essere sempre in azione, in prima linea?
Dov’è il rispetto dei ritmi della natura cui facciamo parte?
Ci saranno sempre i ritmi giorno /notte, riposo/ azione, estate/inverno, e noi li viviamo?
La natura, come tu dicevi, non va capita, va ascoltata con il cuore.
L’epidermide della terra ha preso fuoco, bruciate imponenti aree con i suoi sofferenti e impotenti animali.
I ghiacci si sciolgono e la sporcizia avvelena le acque della circolazione terrestre.
L’aria s’impregna di puzza acre e violenta soffocando le vie respiratorie.
La natura per procedere nel suo quotidiano lavoro d’equilibrio di sopravvivenza, si deve difendere da ritmi forsennati, forse abbiamo perso la capacità d’ascolto! Ed ecco che arriva un piccolo essere vivente invisibile, incomprensibile alla nostra razionalità, perché non sappiamo niente di lui, ci dice solo una cosa “fermati e poi ne parliamo!”
I cavalli ancora una volta c’invitano a riflettere sulle nostre paure, sui litigi, prese di posizioni, rabbie, invidie, gelosie, avidità e forse ha rivedere i modelli culturali.
Tiziano, come puoi immaginare, questa situazione ha creato gravi problemi all’economia, ed io penso al fragile settore equestre, sono sicura che tu hai delle idee da attivare, ti ringrazio se puoi dare dei consigli, risposte o suggerimenti a chi ti cerca attivando i tuoi numerosi nuovi consulenti, invia un’utile scintilla.
Ti dirò che in questa circostanza, ho voluto pubblicare una foto dell’evento di cui ti parlavo all’inizio, l’internazionale di Antey. Tu stesso dicevi che ti aveva emozionato tanto d’avere le lacrime agli occhi, quando quella splendida mattina del 2000, nella stretta vallata circondata da alte montagne dove sul fondo dominava a protezione, sua maestà il Cervino, entrava nel campo da dressage, una carrozza bellissima, con a bordo un driver impeccabile e un tricolore, il cavallo procedeva con brioso trotto, e dall’altoparlante si diffondevano le note dell’inno d’Italia. Un’immagine da pelle d’oca, non per la patria, termine troppo politicizzato, ma certamente per senso d’appartenenza ad un popolo ricco di storia, cultura e valori che sono da tramandare.
Ti saluto, come ci ha insegnato una nostra cara amica, lassù dove il tempo non esiste, buongiorno Amore, buonanotte Amore.
Piera