Maltrattamenti in equitazione, ma il sistema siamo noi
Il mondo equestre è indignato per il caso del video reso pubblico in cui una famosa dressagista frusta più volte un cavallo durante una sessione di allenamento. Questo caso ha riacceso in me molte considerazioni già condivise in passato, ma anche la felice consapevolezza che l'opinione pubblica è maggiormente sensibile al tema “maltrattamento animale”. Questa nuova attenzione è ovviamente molto positiva anche se, a mio avviso, il mondo equestre non sempre ha la cultura necessaria per valutare obbiettivamente il tema abuso vs rispetto del cavallo.
Da un lato è poco diffusa la conoscenza del linguaggio equino, in particolare dei segnali di stress e di dolore, in termine di espressioni facciali e posturali. Questa mancata comprensione rende, ai più, difficile l'interpretazione dello stato psico-fisico dei cavalli che, come sappiamo, non urlano ma comunicano silenziosamente attraverso il loro corpo. D’altro canto il mondo equestre è disseminato di episodi di violenza, che attivano la sensibilità degli spettatori, i quali però, spesso, faticano a vedere e a valutare il reale livello da cui si può parlare di maltrattamento.
Il reale livello di maltrattamento, a mio avviso, è molto più grave di quanto appaia esternamente. Posso dirvi con tristezza che un addestratore che frusta un cavallo più e più volte è solo la punta dell'iceberg di un sistema dove la violenza è diffusa, a partire dalla mancanza di ascolto della sofferenza di questi animali, fin dagli aspetti gestionali più basilari.
Mentre l'opinione pubblica esterna al mondo equestre, giustamente, si indigna per il fatto recentemente accaduto, l'ipocrisia di additare una singola persona invece dell'intero sistema che essa rappresenta, riempie le bocche di molti “esperti” dell'equitazione.
Personalmente sono anni che ho intrapreso una gentile e persistente lotta contro il maltrattamento del cavallo in ambiente domestico, tanto nel modo in cui viene gestito che nella pratica equestre. Conosco le modalità più diffuse ed abituali di trattare i cavalli, molto spesso la violenza psicologica l'ho vissuta anche io nel cercare di denunciare l'abuso in ambienti dove esso viene non solo tollerato ma perpetrato. Infatti troppo spesso tali modalità sono considerate condizioni sine qua non all'ottenimento dei risultati sportivi e necessarie al mero controllo dell'animale.
In base alla mia esperienza, credo fermamente che serva un'autentica rivoluzione, agita da ogni amante dei cavalli, che dovrebbe basarsi su una maggiore conoscenza e consapevolezza etica, in particolare riguardo:
1) I segnali di stress, di malessere, di dolore, e i calmanti del cavallo; ad esempio quando l'animale ci comunica che stiamo applicando troppa pressione, perché LUI PUO' INFORMARE QUANDO STA MALE O QUANDO E’ A DISAGIO!!!
2) I bisogni etologici dell'animale; ad esempio E' INTOLLERABILE CHE CI SIANO CAVALLI CHE VIVONO H 24 IN BOX!
3) Le posture che danneggiano il cavallo durante il lavoro; ad esempio, L'INCAPPUCCIAMENTO NON SOLO è TOLLERATO MA RICERCATO nella maggior parte degli ambienti, spesso anche in quelli che si considerano più rispettosi su altri aspetti.
4) In ultimo, per valutare l'equitazione serve conoscere anche la BELLA EQUITAZIONE, quella che considera il cavallo un amico e un partner nella pratica equestre. La bruttura del sistema equestre non deve rendere vani gli sforzi di chi vuole “equitare per il benessere del cavallo”. Senza questa consapevolezza, il rischio è un estremismo che, motivato dalla violenza diffusa, giudica in modo completamente negativo l'equitazione in sé.
Io credo che il male non sia l'equitazione, ma come viene praticata e il contesto in cui è inserita.
Quando scrivo che “il sistema siamo noi” intendo che il profondo cambiamento deve nascere forte e sincero in ogni appassionato, che per prima cosa dal comprendere le esigenze del cavallo per poterle rispettare. Dopo avere compreso, fatto proprio il buon esempio, allora si può, e si dovrebbe, avere la forza per denunciare quando il cavallo non viene rispettato, consapevoli che la violenza può essere di varia natura, molto più subdola e insidiosa di quanto si pensi.
Riguardo ad alcuni fatti recentemente accaduti, commento solo che ognuno di noi ha la libertà e il diritto di scegliere che tipo di persona essere. Per quanto mi riguarda, la violenza è un'ammissione di inferiorità (per lo meno emotiva), non importa se siamo ai vertici delle competizioni, l'istruttore di base, o chi semplicemente riversa le proprie frustrazioni su l'altro.
Come ho ribadito più volte, l'evoluzione è possibile, oggi ne abbiamo avuto la prova, serve però farlo verso una reale e maggiore cultura equestre, consapevole ed etica. Infine occorre anche avere il coraggio di riconoscere che c’è qualcosa di veramente grosso andato storto nel nostro ambiente, senza nascondersi dietro un dito, né colpevolizzare i pochi “beccati” quando il problema è molto più ampio e visibile quasi ad ogni livello, evento o competizione.