Il tedesco Torquator Tasso con Dettori difende il titolo nell'Arc
PARIGI. Hemingway amava dire che ci sono solo due posti dove essere felici: "a casa e a Parigi". Già la capitale della Francia famosa per i suoi musei, per i suoi vini, per l'atmosfera bohémienne di Montmartre, il luogo dove i grandi artisti si ritrovavano, dipingevano, discutevano, mangiavano e bevevano insieme, un grande fervore culturale come da noi, a Roma c'è stato in un periodo breve, tra il 1962 e il 1967, dove Pasolini, Moravia, Dacia Maraini scrivevano una bella stagione della letteratura.
La Parigi sotto la pioggia di questi giorni, ma con previsioni che per sabato e domenica volgono al bello, sarà al centro del mondo dell'ippica per la corsa di galoppo più attesa da ogni appassionato, il Prix de l'Arc the Triomphe, venti purosangue al via su un probabile terreno pesante per cercare la gloria imperitura sul miglio e mezzo di Longchamp.
Un grande spettacolo, una corsa promossa da mesi con video spettacolari e con un continuo avvicinamento dei giornali specializzati e non con anticipazioni, notizie sui lavori dei protagonisti e interviste agli allenatori. Il campione in carica è il tedesco Torquator Tasso: ha pescato uno steccato largo, il 18, ostico, ma avrà anche la monta di Lanfranco Dettori. I favori degli allibratori sono per l'irlandese Luxembourg, Ryan Moore in sella al vincitore delle Irish Champion Stakes per il training di Aidan O'Brien. Alpinista, la laureata in stile autorevole delle Yorkshire Oaks, è una femmina di tempra dal finish sontuoso. Quest'anno ricorre anche il Centenario della scuderia di Sua Altezza l'Aga Khan. Il verde con spalline rosse sarà difeso da Vadeni, il cui entourage ritiene episodica, legata alla stato del terreno, la sconfitta in terra irlandese. Dunque, anche se la sua chance è valutata sotto il 10 ma non in prima linea nella griglia dei favoriti, i binocoli faranno bene a non perdere di vista questo affascinante giovane purosangue che ama correre all'attesa e piazzare un allungo importante nell'ultimo furlong.
E' al final round di una eccellente carriera la portacolori italiana Grand Glory, che Bietolini con maestria ha portato dodici mesi fa al secondo posto in un gruppo 1 di altissimo prestigio come il Prix de l'Opera, vertice autunnale per le femmine tra le quinte rosseggianti del Bois. Sarà una edizione dell'Arc affollata, con il massimo numero dei partenti alle gabbie, terreno e numeri di steccato a mescolare bene le carte.
La corsa che spesso ha scritto la storia del galoppo mondiale - per rating il vecchio Arco è ancora il primo o il secondo evento di ogni annata agonistica - vuol stupirci ancora con tutto il glamour di una sfilata davanti alle tribune, cavalli eleganti in quella presentazione che è fiato sospeso, sguardo ammirato e silenzio e concentrazione prima di radunarsi, là nella zona di partenza dove i colori degli alberi, il foliàge e il verde della pista dipingono un quadro impressionista. C'è tutta l'attesa, tutto il pathos dei minuti, dei secondi che precedono quella sgabbiata e la voce dello speaker dell'ippodromo che vi dice che è partita l'edizione del Prix de l'Arc the Triomphe: un'onda di cavalli che si butta verso la discesa e in un galoppo radente è una sinfonia di gesti e movimenti, fendono l'aria a sessanta all'ora i piedi dei cavalli e le braccia dei fantini. Hanno, in un'unità armonica, in un'alchimia naturale, un grande sogno in testa.
Essere il migliore, in cuor loro dare ancora significato a quella frase di quello scrittore grandioso: "si può essere felici solo a casa e a Parigi".