Il galoppo britannico s'interroga sui gay
Dopo la rivelazione pubblica del tuffatore Tom Daley sulla sua omosessualità, il pluripremiato giornalista Lee Mottershead nel consueto redazionale del lunedì uscito sul quotidiano Racing Post, ha posto alcuni quesiti, valutando quale rapporto ci sia fra il turf nel Regno Unito e l’omosessualità. I fantini sono spesso stereotipo di figura molto maschile, a senso unico, incredibilmente in forma, spesso pieni di lividi per le cadute e quindi molto virili, ma in alcuni casi anche gay. A meno che il loro Dna sia diverso dal resto della razza umana, anche fra di essi possono esistere dei gay, seppur fino ad ora, eccetto che in una occasione, non ci siano state forme di outing spontanee. Dichiarare di essere gay non dovrebbe essere una notizia e in un mondo ideale, esprimere con totale naturalezza ciò che siamo e ciò che ci sentiamo, dovrebbe essere del tutto normale.
Ma il mondo non è ideale, l’ignoranza è spesso sinonimo di razzismo ed il fatto che uno sportivo possa apostrofarsi come omosessuale lascia in alcuni casi più che perplessi. Quando il tuffatore olimpico Tom Daley ha espresso il suo status sette giorni fa, annunciando di avere una relazione con un altro uomo, questa situazione ha permesso di allargare il discorso a trecentosesstanta gradi, perché nello sport tali dichiarazioni sono relativamente rare.
Un recente sondaggio ha stimato che il sei per cento degli adulti in Gran Bretagna sono gay, ma che in nessuna delle prime quattro divisioni di calcio, inglese o scozzese, c'è un singolo giocatore apertamente gay, un dato che lascia alquanto perplessi.
Andrew Garrity, ex jockey national hunt, due volte vincitore a Cheltenham, ritiratosi nel 2002 dopo un brutto infortunio alla schiena, non ha mai dichiarato di essere gay durante il suo periodo da professionista, ma uscito dal contesto ha potuto esternare con serenità il suo essere. “Per me è stato un periodo molto particolare – ha detto Garrity – non ho mai trovato la forza di dichiarare la mia omosessualità, ero molto turbato ma l’infortunio che ho subìto è stata una via di fuga per smettere di vivere una menzogna. Guardandomi indietro, avrei voluto dire apertamente che ero gay, anche perché questo aspetto non può fare la differenza nel giudicare se un fantino gay è meno bravo di uno etero. I colleghi sono molto intelligenti, e forse eccetto qualche sorriso e simpatica battuta non ci sarebbero stati problemi.”
La pensa così anche il champion jockey national hunt Tony McCoy: “ Io non sono gay, ma certamente non mi darebbe alcun fastidio se ci fossero ragazzi omosessuali nella sala fantini. Ho sentito voci di calciatori, ma non su colleghi e non conosco ragazzi che potrebbero esserlo. La ragione per cui nessuno è mai uscito allo scoperto, è perché si ha paura cha la gente poi giudichi in maniera diversa rispetto a quello che pensava precedentemente, ma il caso del giocatore di rugby Gareth Thomas, che con grande sorpresa affermò di essere gay, serve da insegnamento e deve far riflettere, quale migliore testimonianza da uno macho come lui. Non vedo quindi alcuna ragione per cui qualcuno non dovrebbe dirlo apertamente. Trenta anni fa queste persone avrebbero potuto essere messe al bando e soggette ad ogni scherno ma non ora. Se qualcuno si nasconde, ciò non è un modo di vivere la propria vita serenamente. Non puoi cambiare quello che sei, non ha senso vivere una bugia per soddisfare altre persone.”
E' con questa mentalità che Jack Duern ha scelto di esternare la sua omosessualità. Duern, 19 anni, sta arrivando alla fine del suo quarto anno come apprendista Flat. Nel 2011 ha guidato 7 vincitori, nel 2012 ben 14 e quest'anno ha centrato 10 vittorie, tra cui una ad Ascot. "Nella sala pesi siamo tutti uguali – ha dichiarato Duern – e non ci sono mai stati problemi. Andrew Hollinshead - suo capo ed anche lui gay – mi ha datop consigli utili su questo, e grazie all’apporto della sua famiglia sono riuscito a trovare la mia dimensione. Con loro ho ottenuto un paio di vincitori, quindi le cose stanno andando bene. Alla fine ho deciso di dichiarare senza problemi la mia omosessualità, io sono quello che sono e questo è quello che conta. Averlo detto dall’inizio mi ha semplificato molto il lavoro, ed il fatto che Tom Daley abbia preso la decisione di dichiarare a tutto il mondo la sua omosessualità, vuol dire che i tempi stanno cambiando. Tutti sono ora molto più a suo agio con Tom e credo che lui stesso si senta meno danneggiato rispetto a prima.”
La storia del giovane Jack Duern è decisamente molto incoraggiante.